“…La
ricerca, pur fra mille difficoltà, continua…..”
Trattare l’argomento dei Caduti e
Dispersi della RSI e assai penoso per diversi motivi.
Innanzi tutto per l'innaturale e
perdurante silenzio delle Autorità italiane sull entità degli uccisi.
Evidentemente qualcuno ha voluto dimenticare che anche i caduti della RSI erano
cittadini italiani per cui una seria indagine storica sull argomento si
imponeva.
In secondo luogo per la
difficoltà di stabilire con sufficiente approssimazione il numero delle vittime,
date le particolari circostanze degli avvenimenti.
In terzo luogo per la manifesta
ostilità dimostrata da parte delle organizzazioni e dei partiti scaturiti dalla
lotta antifascista, di fronte a qualsiasi tentativo di cercare di far luce sui
Caduti della RSI e sui fatti avvenuti.
Subito dopo la fine del
conflitto, le famiglie dei Caduti della RSI cercarono di rintracciare le salme
dei propri cari, attraverso le indicazioni dei sopravvissuti. Purtroppo i
militari e civili catturati dai guerriglieri venivano regolarmente privati dei
documenti Personali e sepolti alla meglio in fosse individuali o comuni, non
facilmente rintracciabili. Gli uccisori cercavano di cancellare ogni traccia dei
loro misfatti. Le salane dei caduti in combattimento, se non recuperate dai
propri commilitoni venivano abbandonate, alla pietà dei civili e sepolte
frettolosamente nel più vicino cimitero, spesso senza possibilità di
riconoscimento. Va ricordato che la ricerca dei propri cari da parte delle
famiglie fu ostacolata in molti modi, incluse le minacce. Spesso gli stessi che
avevano assassinato i loro cari pretendevano, per indicare i luoghi di
sepoltura, il versamento di somme, talora ingenti. Vi furono valorose donne che
coraggiosamente affrontarono questa difficile situazione, incuranti di minacce
ed ostacoli. A loro vada la più viva riconoscenza dei veri italiani, anche se
nessun ringraziamento ufficiale e possibile. Grande merito va dato alla
Associazione Famiglie Caduti e Dispersi della RSI e alla Fed. Comb.
Repubblicani, particolarmente la Sezione di Roma, durante la gestione del Com.te
Arillo che si prodigo anche nel reperire Ditte disposte a traslare le salme dal
luogo del decesso al Comune di residenza delle famiglie e a quello di Milano. Va
particolarmente ri cordata poi L’Associazione Nazionale Ricerche ed Onoranze
caduti RSI, con direzione a Milano, per quanto ha fatto per il cosiddetto "Campo
X" al cimitero milanese di Musocco, riservato ai Caduti della Repubblica
Sociale.
Va meritoriamente ricordato il
Ministero della Difesa (Onorcaduti) che, avendo l'incarico di provvedere al
recupero delle salme dei Caduti in guerra su tutti ì fronti, riuscì tacitamente
ad estendere tali operazioni anche a Caduti della RSI. Un riconoscimento va
anche alle organizzazioni germaniche di ricerca salme sul fronte sud, che
ricuperarono i resti sia di militari germanici, che italiani della RSI, caduti
sulle linee di combattimento.
Quanti furono i Caduti della
R.S.I.? Voce popolare a fine guerra li indicava in trecentomila. Cifra
totalmente al di fuori della realtà. Ma la cosa dovette preoccupare il Governo
se il Ministero degli Interni incarico Carabinieri e Prefetture di compiere una
indagine in merito. Una statistica governativa dichiaro che i Caduti RSI
assommavano a 1732 unità. Somma altrettanto irreale (ed offensiva), -anche se
forse riferita ai soli caduti dopo il 25 aprile 1945.
Un gruppo di lavoro della
Delegazione di Milano dell Istituto Storico della R.S.I. cercò induttivamente -
sulla base di conteggi purtroppo assai incerti in quanto presuntivi e privi
quindi di legittimità scientifica - di stabilire il numero complessivo dei
Caduti, che fu definito in circa 80.000, fra militari e civili, ma altri
studiosi hanno ritenuto più vicina alla realtà la cifra di 100.000.
Nel presunto numero complessivo
di 80.000 Caduti sono stati inclusi:
1) i militari caduti in
combattimento nel territorio nazionale, nei Balcani, nell Egeo, nei vari altri
paesi di Europa (Francia, Germania, URSS ecc.) ed in Oriente, in terra, in mare
e nel cielo (inclusi i caduti per mitragliamento e bombardamento, malattia ed
infortuni) e quelli deceduti in prigionia;
2) i militari fucilati o comunque
uccisi dai guerriglieri;
3) i militari dei servizi
speciali (sabotaggio, informazione ecc.) catturati oltre le linee e fucilati o uccisi dagli angloamericani ;
4) i civili ovunque assassinati
dai guerriglieri o dalle loro formazioni cittadine (GAP e SAP), fossero o meno
appartenenti ad organizzazioni repubblicane e quelli deceduti causa
bombardamento o mitragliamento da parte degli angloamericani, limitatamente a
coloro che si erano impegnati politicamente (iscritti al PFR) o comunque avevano
prestato giuramento alla RSI,. come i dipendente stat ali, comunali ecc.
5) i civili eliminati in Venezia
Giulia, Istria, Dalmazia per "pulizia etnica" (assassinati o gettati nelle
foibe).
Purtroppo un grave problema viene
a perturbare ogni ricerca nominativa. Sono indubbiamente numerosissimi gli
ignoti che, come tali non possono essere inclusi in un elenco nominativo. Anche
concedendo che parte di questi appaiano negli elenchi fra i "dispersi", appare
evidente che in ogni caso si avrà una discordanza, anche notevole, fra il numero
degli uccisi e quelli elencati. E il problema degli ignoti e privo di soluzione.
LA RICERCA
Quando subentrò un periodo di
minor tensione politica, sorsero alcune importanti iniziative. Appare importante
l’opera compiuta da Fra' Ginepro (già Cappellano militare) che aveva raccolto
numerosi nomi di caduti nel "Martirologio". Il giornalista Giorgio Pisanò -
avvalendosi della collaborazione del ricercatore Pier Amedeo Baldrati -
pubblicava l’opera "Gli ultimi in grigioverde (le forze annate della RSI)" nella
quale venivano riportati numerosi e consistenti elenchi di Caduti, nonché altra
opera denominata "Storia della guerra civile in Italia" contenente ulteriori
nominativi; la Ass.ne Famiglie Caduti e Dispersi della RSI, avvalendosi anche
delle notizie assunte dai famigliari dei Caduti - riportate sul periodico
"L'ultima crociatia- inizio a pubblicare distintamente per alcune province
(Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Bologna ecc.) delle importanti monografia
riguardanti i caduti RSI. Ancora Giorgio e Paolo Pisanò esposero nel volume "Il
triangolo della morte" elenchi di caduti nella zona compresa fra Reggio Emilia,
Modena e Bologna. Un grande contributo alla ricerca dei caduti in Venezia
Giulia, Istria e Dalmazia venne dalla monumentale ricerca di L. Papo da Montona.
Importanti anche i volumi della Ass.ne "Amici di Fra' Ginepro" sui Caduti di
Genova e quelli di altri Autori, relativi ai Caduti nelle province di Bergamo,
Parma, Imperia, Savona, Cuneo ecc.
Fu osservato che tutte queste
opere si presentavano un pò dispersivamente.
Mancava un documento che
assumesse un ampio respiro storico, che includesse in unico lenco tutti i Caduti
della RSI.
Venne pertanto deciso dalla
Delegazione di Milano dell’Istituto Storico della RSI di procedere alla
formazione di tale elenco ed il Presidente dell’Istituto, ingegner Arturo Conti,
dichiaro la propria disponibilità al completamente ed alla pubblicazione
dell’elenco generale.
La ricerca venne iniziata
nell’anno 1992 e, dura tuttora. Iniziò con l’assunzione dei dati dell’Archivio
Pier Amedeo Baldrati, contenente circa 12.000 nominativi, posto a disposizione
dalla moglie, dopo il decesso del noto ricercatore. Vennero esaminati tutti gli
archivi disponibili, sia quelli formati dalle associazioni di combattenti di
singoli reparti (troppo oneroso descriverli tutti), sia quelli formati da
privati; vennero ripassati tutti ì numerosi volumi pubblicati nel corso degli
anni. Vennero interessati alcuni noti studiosi (taluno autore di importanti
volumi), la cui collaborazione fu preziosa a. Venne interpellato il Ministero
della Difesa (Onorcaduti). Furono esaminati anche I decreti di morte presunta
emessi dai Tribunali competenti e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. A giugno
2003 risultavano iscritti nell’elenco generale circa 45.000 nominativi, il 56,25
% del presunto totale. Di questi sono circa 10.900 gli uccisi dal 25 aprile al
31 maggio '45. Rapportando tale cifra al presunto totale si risale a circa
20.000 uccisi. Ma questo dato è fortemente inficiato dal mancato conteggio degli
"ignoti".
Carlo Simiani, uomo della
Resistenza, a fine conflitto pubblicò, col titolo "I giustiziati fascisti
dell’aprile 1945" uno studio, redatto con serietà ed onesta', secondo il quale
gli uccisi durante l’insurrezione ammonterebbero a circa 40.000, cifra che però
sembra eccessiva. E' indubbiamente difficile trovare un equo criterio di
valutazione. Forse la cifra di 30.000 uccisi nei giorni della insurrezione e'
quella che si avvicina di più alla realtà.
Dopo le uccisioni di massa
dell’aprile e maggio 1945, i decessi non ebbero termine. Continuarono sino al
-1947. Sì ricordino i delitti commessi dalla "Volante Rossa e nel "triangolo
della morte". Fra ì caduti dopo il 25 aprile figurano anche i militari deceduti
in prigionia (particolarmente in Jugoslavia) o per malattia contratta 'm
servizio.
Nel corso dello studio si
presentarono problemi di non facile soluzione.
Vennero interpellati centinaia di
Comuni, al fine di acquisire i certificati di morte ma l'esito fu deludente,
nonostante la buona volontà e l’interessamento dimostrati dalla maggior parte
delle amministrazioni interpellate. Infatti, molto spesso l’atto di morte non
risultava registrato nella località del decesso, ma in altro Comune, purtroppo
senza possibilità di individuazione. Nominativi rilevati da giornali, riviste e
anche libri apparvero distorti e quindi ben diversi da quelli reali, e vennero
anche constatati numerosi doppioni. Poco aiuto venne offerto dai numerosissimi
volumi sulla Resistenza, in quanto i pochi nomi riportati apparvero spesso
alterati.
L’esame del quadro generale dei
caduti offre la possibilità di ricavarne interessanti conclusioni. Sotto
l’aspetto sociologico si rileva la presenza di componenti tutte le classi
sociali: professionisti, industriali, commerciante, esercenti, agricoltori,
proprietari terrieri, contadini, manovali, impiegati ed operai privati e
pubblici. Appaiono fra i caduti uomini e donne appartenenti a famiglie nobili ,
a categorie industriali, al ceto medio e a quello popolare, intellettuali ed
artisti. In sintesi, una vera e propria completa rappresentanza del popolo
italiano. I civili rappresentano circa il 31,52 % del totale (25,45 % uomini e
5,07 % donne). Le categorie più colpite includono le insegnanti elementari, le
ostetriche di paese ed anche i medici condotti (il loro intervento professionale
ricopriva un vasto territorio con conseguenti rapporti con le relative
popolazioni ed i guerriglieri temevano che potessero esercitare lo spionaggio a
favore dei repubblicani). Numerose furono le vittime accusate ingiustamente di
spionaggio, di cui molte donne e sul trattamento loro riservato e' meglio
sorvolare per carità di Patria. Non mancano fra i caduti i sacerdoti, non solo
quelli ritenuti anticomunisti, ma anche coloro che raccomandavano pubblicamente
ai fedeli la ripulsa dell’odio fra italiani. Altra categoria particolarmente
colpita fu quella dei Commissari Prefettizi dei piccoli Comuni, persone scelte
fra quelle note ai cittadini per probità e serietà', cui veniva conferito
l’incarico di amministrare i Comuni e ridurre i disagi della popolazione.
Risultano uccisi anche diversi segretari comunali. Furono colpiti non solo
aderenti alla RSI ma anche cittadini alieni da ogni impegno.
La ricerca, pur fra mille
difficoltà, continua. Ma il tempo passa, la generazione dei combattenti della
RSI e dei congiunti dei caduti sta per estinguersi e non era possibile attendere
ulteriormente.
L’elenco generale dei Caduti RSI
e' stato quindi pubblicato, a cura del Presidente dell’Istituto Storico della
RSI, nella versione attuale ma va tenuto presente che riguarda un minor numero
nominativi di quello sinora raccolto, dovendosi temporaneamente escludere dalla
pubblicazione, anche se avente fini storici e quindi non ufficiale, tutti quelli
per i quali ancora non sono stati completati i rituali accertamenti. E'
risultata inevitabile la presenza di errori, che si spera vengano ridotti grazie
alla collaborazione dei lettori, e sopra tutto, grava sull’opera il grande vuoto
degli ignoti.
Livio Valentini
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